sabato 28 gennaio 2012

POL - Se il federalismo convince più il Pd del Nord che FareFuturo

Roma, 28 apr (Il Velino) - “Io sono un federalista convinto e nel '94 sono stato eletto con la Lega a patto che i leghisti non pronunciassero mai la parola secessione e abbiamo governato bene insieme. I leghisti non sono quelli che non vogliono pagare le tasse, ma chiedono più equità e giustizia in quante tra le regioni del nord confinanti con le regioni a statuto speciali, come per esempio Veneto e Trentino, ci sono delle disparità troppo evidenti. Il Trentino si tiene infatti il 90 per cento delle sue entrate”. È quanto ha affermato il senatore democratico Marco Stradiotto, componente della commissione bicamerale sul federalismo, che nel '94 ha governato il comune insieme alla Lega nord, durante il convegno “Una, indivisibile, federale. L' Italia del XXI secolo”, organizzato dalla fondazione Achille Grandi per il Bene comune, a cui ha partecipato anche il direttore di FareFuturo Mario Ciampi. Stradiotto ha anche parlato della situazione del Partito democratico al Nord dove “vinciamo in situazioni come Venezia o Vicenza solo grazie all'apporto di liste civiche, ma siamo più deboli rispetto al centrodestra che si presenta con un partito locale. Il fatto è che quando si vota per le regionali si pensa a chi ti fa pagare le tasse: il capo del governo e il ministro dell'economia, mentre quando si vota alle comunali si vota il sindaco. Venezia è un esempio emblematico di questa situazione in quanto i veneziani hanno votato Zaia alla regione e Orsoni al comune” Secondo il senatore democratico nel breve periodo i costi del federalismo sono elevati e ora come ora non ci sono le risorse per attuarlo. “Per questo motivo – ha spiegato Stradiotto - ho sostenuto dentro il mio partito, il Pd, la necessità di astenersi, o addirittura di votare a favore del federalismo fiscale. Per evitare che noi dell’opposizione potessimo diventare per il governo un alibi per non portare in Parlamento le cifre, i costi di questa riforma. Dal punto di vista politico – ha continuato Stradiotto - abbiamo degli enti che chiedono il federalismo per avere una maggiore autonomia fiscale, ma da un altro lato c'è bisogno di maggior responsabilità perché al Sud uno come Scapagnini, che ha lasciato un enorme buco nel suo comune, è stato premiato con un posto in Parlamento. Al Nord invece il sindaco che ha guidato il mio paese prima di me era stato multato per non aver portato a termine alcuni lavori nei tempi prestabiliti”.

Per Ciampi “quando il presidente Fini in occasione di una riunione di partito entra nel metodo e nel merito e dice che non dobbiamo attuarla a tutti i costi è proprio perché questa è una riforma epocale che non va fatta come viene viene. Federalismo significa anche avere più Stato in quanto il ruolo dello Stato centrale aumenta per quanto riguarda il coordinamento delle risorse economiche, la premialità per gli enti virtuosi e i meccanismi sanzionatori e per gli enti che non offrono i servizi adeguati”. “Se rileggiamo il testo della legge delega Calderoli – ha proseguito Ciampi - alcuni di questi principi (coesione sociale, responsabilità economica ecc...) vengono richiamati e perciò ora bisogna stare attenti ai decreti attuativi per i quali speriamo che siano rispettati i 24 mesi stabiliti dalla legge delega. Inoltre, un federalismo fiscale senza un federalismo istituzionale, ossia senza un Senato federale è un federalismo monco. Va salvaguardato il principio di Rosmini: “unità nella varietà” e non si deve perciò aver paura dell'Unità”. Per Stradiotto quando si parla di federalismo fiscale il problema è la distribuzione delle competenze, cioè “bisogna capire chi fa cosa e quale sarà il ruolo delle province che si vogliono mantere quando si vincono e sono inutili quando si perde”, mentre per il direttore di Fare Futuro,“non può esistere un federalismo senza un foedus, cioè un patto che si basa sulla fides, ossia sulla fiducia”.

(spk) 28 apr 2010 15:13

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