domenica 29 gennaio 2012

REFERENDUM ELETTORALE, PD DIVARICATO SUI QUESITI PASSIGLI

Roma - Ceccanti contro il promotore della consultazione, il dalemiano Orfini a favore

Roma - Entra nel vivo il dibattito sulle modifiche al “porcellum” dentro il centrosinistra. Da un lato l’ex senatore Ds - poi schieratosi con l'Italia dei valori - Stefano Passigli, promotore dei quesiti referendari per l’abolizione delle liste bloccate, del premio di maggioranza e dell’indicazione del candidato premier, dall’altra il senatore Pd veltroniano Stefano Ceccanti che giudica tali quesiti incostituzionali. “I quesiti Passigli sono tre. Due di essi – scrive oggi Ceccanti sul sito della scuola di politica Democratica - enunciano l’obiettivo ampiamente condivisibile (e condiviso) di mettere in discussione le lunghe liste bloccate: il problema è che, come sa chiunque conosca bene la legislazione elettorale e la giurisprudenza della Corte costituzionale, che quegli obiettivi non sono raggiunti e che, quindi, quei quesiti, che trainano la raccolta delle firme, non potranno essere ammessi”. “Il Comitato promotore – spiega Ceccanti - sostiene che alla Camera rivivrebbero le preferenze e al Senato i collegi uninominali. Tuttavia i quesiti sono meramente abrogativi” ma “basta guardare il fac-simile della scheda costruito sulla base di tali norme, che il quesito non tocca, per capire che non c’è nessuna riga in cui inserire una preferenza”. Per quanto riguarda il Senato lo scopo del referendum è quello di estendere a tutta Italia i collegi uninominali previsti solo nella Regione Alto-Adige. Il problema, secondo Ceccanti, è che secondo la giurisprudenza della Corte costituzionali il quesito dovrebbe essere automaticamente applicarsi per tutto il resto dell’Italia ma fuori dal Trentino Alto-Adige non vi sono altri collegi uninominali. “Una volta venuti meno i quesiti trainanti – prosegue il senatore veltroniano - dal punto di vista della raccolta delle firme, che sono quindi solo uno specchietto per le allodole, ci terremmo le liste bloccate”.

L’unico quesito che, secondo il costituzionalista Ceccanti, potrebbe essere ammesso dalla Corte è quello che “punta a smantellare il bipolarismo tornando alla proporzionale pura, ovvero alla variante assemblearista della forma di governo parlamentare, in cui i governi si formano dopo il voto, al riparo da un verdetto chiaro degli elettori”. Infatti se fosse ammesso e vincessero i sì, con una sola croce sparirebbero il premio di maggioranza, il mini–sbarramento e l’indicazione del candidato premier. La critica del costituzionalista veltroniano diventa ancora più pungente quando si avvia al confronto tra il Mattarellum, il Porcellum e gli effetti che produrrebbe un esito positivo per il Comitato promotore. “Già alcuni apprendisti stregoni delegittimarono la legge Mattarella ampliandone a dismisura la valutazione dei difetti ed aprendo così la strada al Porcellum di Calderoli. Sarebbe paradossale dovere alla fine scoprire che c’era di peggio persino del Porcellum, come lo è il quesito anti-bipolare Passigli, che toglie il diritto a decidere sui governi senza aggiungere quello a decidere sui rappresentanti”. In sostanza, la legge elettorale è ancora materia di divisione tra veltroniani e dalemiani tanto è vero che uno dei principali sostenitori del Comitato promotore è Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd esponente della fondazione Italianieuropei. Oggi sul suo blog Orfini spiega le ragioni per le quali parteciperà attivamente alla raccolta di firme per il referendum abrogativo. “Firmerò per il referendum – scrive Orfini - Non perché ritenga perfetta la legge che ne deriverebbe: il Pd ha la sua proposta, certamente migliore di quanto verrebbe fuori dall’abrogazione selettiva di alcune parti del porcellum. D’altra parte a un referendum non si può chiedere né di abrogare completamente la legge elettorale (non sarebbe ammissibile) né di scriverne una nuova. Quello che si può affidare allo strumento referendario è esclusivamente il compito di aprire il varco per una riforma più profonda”. “In questo caso non si tratta di scegliere tra la proposta del Pd e la legge che deriverebbe dal referendum, ma tra il porcellum e il referendum. E per come la vedo io - conclude Orfini -, sarebbe davvero incomprensibile dichiarare la mattina che non vogliamo votare con la legge elettorale peggiore del mondo e il pomeriggio far finta di non sapere che c’è un referendum che restituisce ai cittadini il diritto di scegliersi i propri parlamentari. Per questo appena trovo un banchetto, io firmo”.
(spk) 29 Giugno 2011 20:22

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