Roma - “Il rottamatore democratico” Giuseppe Civati boccia la class action proposta dal suo segretario. “Ho trovato condivisibili i toni delle risposte che Bersani ha dato sul Corriere al Fatto. Non vorrei che sul versante class action, querele e simili si perdesse lucidità. Preferisco che le querele seguano quello che qualcuno scrive di sbagliato, non una reazione generalizzata. Se alcuni giornali scrivono delle cose sbagliate è giusto sanzionare però la querela deve essere un’eccezione. Un partito politico che intenta azioni legali non si sa bene nei confronti di chi sbaglia, pare che stia troppo sulla difensiva. Il problema non sono le critiche dei giornali ma la verifica di cosa è successo”. “L’importante – spiega Civati, entrando nel merito del “caso Penati” - è che noi manteniamo un profilo rigoroso, che andiamo a verificare cosa è successo e nel caso di Penati le circostanze sono molto da chiarire sotto molti punti di vista. Nel frattempo ci siamo assunti la responsabilità di chiedere un passo indietro a chi è coinvolto in inchieste come questa. Mi pare che entrambe le cose siano state fatte. Non vorrei che si riscaldasse troppo il clima perché non ne abbiamo bisogno”. Sull’ipotesi di dimissioni anche da consigliere regionale da parte di Penati, Civati chiede di vedere “come si sviluppano le indagini e poi, in una direzione o nell’altra, ci saranno ulteriori decisioni. Un conto è perdere tempo, un conto è essere frettolosi. In alcuni casi siamo stati troppo lenti, in questo caso invece mi pare di poter dire che la posizione del partito e dello stesso Penati sia molto coerente e fiduciosa nell’esito delle indagini e nello stesso tempo pronta a intervenire sotto il profilo pubblico”. “Non mi pare che Bersani abbia scaricato qualcuno – ha detto Civati rispondendo alle critiche che Gad Lerner ha rivolto al segretario Pd -. Le responsabilità sono chiare sotto il profilo morale e culturale. Dal punto di vista giudiziario è tutto da scrivere, io sarei molto cauto per cui, come è successo in passato, su una cosa così delicata preferisco che si sospenda il dibattito interno. Si cerca di darne una lettura unitaria.
Un’indagine nei confronti di Penati è un brutto messaggio non solo per chi è vicino a Bersani o Penati ma per tutto il Pd. “Detto ciò, bisogna fare della azioni positive perché non si creino più gruppi di potere, che non ci sia trasparenza. Non mi riferisco solo a Penati ma anche ad altri che sono già passati in giudicato. Stiamo attenti perché comunque la vigilanza e la sorveglianza deve essere alta. Problemi politici e di atteggiamenti riguardano anche noi del Pd. Insomma – ha concluso il rottamatore milanese – non deve essere un alibi il fatto che nel Pdl non ci sia una grande ricorrenza di episodi simili. Non dobbiamo essre meno peggio, ma migliori anche rispetto a quello che siamo”.
(spk) 28 Luglio 2011 19:36
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