sabato 28 gennaio 2012

POL - Pd, le correnti serrano le file in attesa della direzione

Roma, 16 apr (Il Velino) - Tra una riunione dei "bersaniani" e una dei "franceschiniani" il Partito democratico si avvicina  alla direzione di sabato. Dopo il risultato delle Regionali, le polemiche con gli alleati - più di un malumore interno sulle prospettive di riforma della giustizia - siamo al confronto diretto tra le diverse aree del partito. Nulla di sconvolgente, sia chiaro, uscirà dall'appuntamento di sabato. Ma è probabile che le minoranze interne dicano ancora una volta in modo esplicito che le cose così non vanno. Non passa giorno che Pierluigi Bersani possa definire tranquillo: una volta Veltroni, un'altra Franceschini, un'altra Prodi, un'altra Parisi, un'altra ancora Chiamparino, hanno messo negli ultimi giorni a dura prova i nervi del segretario. Per molti il problema principale del Pd sono le correnti. Una forza politica spaccata da lotte di potere interne che impediscono puntualmente di avere una posizione chiara e definitiva sulle questioni all'ordine del giorno. Sulla giustizia il parere del responsabile del settore del partito, Andrea Orlando, che ha aperto spiragli garantisti, ha smosso le acque e ha attirato critiche anche da alti dirigenti del partito. Sulla possibilità di dar vita a un soggetto a struttura "federale" le ricette sono le più disparate e il dibattito sul "partito del Nord" si è acceso nuovamente dopo l'intervento di Prodi che ha ipotizzato un Pd guidato dai singoli segretari regionali e dal leader nazionale. Anche Franco Marini vede “con un certo fastidio il riparlare di candidature: si parla di Chiamparino come segretario regionale del partito del Nord o come segretario nazionale” anche se egli “è stato un ottimo sindaco di Torino e può avere un ruolo nel nostro partito”. E per quanto riguarda il futuro candidato premier Bersani ha aggiunto "di non escludere nulla" anche perché nei prossimi anni ci saranno "forti sommovimenti politici". "Credo che l'evoluzione della cose ci darà una risposta, oggi non sarebbe saggio darla" ha spiegato il segretario.
L'ennesimo battibecco a distanza tra le aree del partito ha avuto come protagonisti Bersani e Franceschini. Giovedì sera il segretario, ai suoi fedelissimi, ha confermato che si va avanti senza sconti a nessuno con "l'obiettivo di parlare al paese". L'ex segretario, invece, ha replicato davanti ai membri di Area democratica: bisogna fare una "sintesi" per guidare il partito, non si porta avanti una gestione di fatto "a maggioranza". La preoccupazione di Franceschini è che il Pd, visti gli ultimi risultati regionali, sia percepito sempre di più come “un partito appenninico”, di cui non si capisce più quale sia il messaggio che intende proprorre e quale sia il suo blocco sociale di riferimento e, sempre secondo i franceschiniani, non si può pensare di vincere riproponendo una coalizione allargata nello stile dell'Unione. Per la Serracchiani, invece, il problema “non è quello di radicare le persone, ma quello di radicare le idee che devono essere chiare e non confuse, cosa che finora - ha concluso - è riuscita a fare, almeno come risultato elettorale, solo la Lega''. Oltre al versante interno, Bersani deve tenere d'occhio il confronto sulle riforme. Ma da Chianciano, dove ha partecipato al congresso dell'Arci, si è mostrato scettico: "Il meccanismo berlusconiano non produce decisioni - ha detto -: negli ultimi sette anni in cui ha governato non sono arrivate decisioni perché tutto è orientato ad accumulare consenso. E anche stavolta le riforme, sia sociali che istituzionali, temo proprio che non ci saranno". Un timore? O forse una speranza?

(spk) 16 apr 2010 19:07

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