Roma, 16 ott (Velino) - L’atteso confronto – in corso al teatro
dell’Acquario di Roma – tra i tre candidati alla segreteria Pd rispecchia le
previsioni della vigilia: il vincitore della contra tra gli iscritti, Pier
Luigi Bersani, difende e prova consolidare la posizione conquistata, Dario
Franceschini lo incalza e tenta di ribaltare i pronostici in vista delle
primarie del 25 ottobre, l’outsider Ignazio Marino si smarca da entrambi i
rivali muovendosi agilmente sul terreno della laicità e delle alleanze il
senatore-chirurgo sbarra la strada ad accordi con l’Udc stipulati allo scopo di
vincere o almeno contenere il passivo alle Regionali). Franceschini difende la
credibilità della sua candidatura sottolineando che è sceso in campo “per amore
per il partito in un momento di difficoltà. Ho cercato di avere collegialità,
di decidere votando. Non ho più convocato ‘caminetti’, ho sciolto il governo
ombra. Vorrei che riconoscessimo di aver commesso errori in questi due anni, ma
non mettiamo in discussione il progetto”. Rilanciando slogan intonati al
rinnovamento, Franceschini chiede “ai giovani volontari con curriculum
straordinari: perché non siete voi i dirigenti del partito? Una parte della
squadra se farò il segretario sarà fatta da chi merita, non da chi conosce. Io
non avrei mai accettato di fare Bassolino capolista”.
Per Bersani “servono cambiamenti nel partito, a cominciare dalla struttura e nel messaggio della società. Io non sono per il partito di un uomo solo, penso a una comunità di protagonisti, non a un collettivo di supporters per il leader”. Il vincitore della prima fase congressuale segnala che “bisogna partire dal territorio, radicarsi e selezionare la classe dirigente. Rinnovare non per simboli, non prendendo un giovane. Cercando di mettere in campo una generazione che c’è già”. A Sergio Chiamparino, che spesso ha criticato il partito, Bersani dice: “È ora di dare una mano, questo partito è l’unica speranza di questo paese, lavoriamoci tutti in unità e in amicizia”. Al Pd gestione Veltroni (in cui Franceschini ricopriva il ruolo di vice), Bersani rimprovera che “questa legislatura l’abbiamo iniziata chiacchierando con Berlusconi ed io credo che questo sia stato un errore. Noi abbiamo il compito di fare un’opposizione seria. Il più grande antiberlusconiano è quello che lo manda a casa”. Quanto a temi etici, “uno Stato che non fa una legge sulle unioni civili – esemplifica Bersani - non è uno Stato laico. Come muoio io non lo decide né Gasparri né Quagliariello né il 50 per cento del Parlamento. La Binetti è un tema vecchio, l’ho detto prima: servono regole certe e se uno sgarra uno, due tre volte alla fine vai fuori”. Per Marino, “ognuno ha il diritto di poter indicare a quali terapie vuole essere sottoposto e a quali no”. Marino si esprime inoltre a favore delle adozioni per i single e sul caso Binetti osserva: “Doveva essere risolto due anni fa quando votò contro la fiducia al governo Prodi”.
Per Bersani “servono cambiamenti nel partito, a cominciare dalla struttura e nel messaggio della società. Io non sono per il partito di un uomo solo, penso a una comunità di protagonisti, non a un collettivo di supporters per il leader”. Il vincitore della prima fase congressuale segnala che “bisogna partire dal territorio, radicarsi e selezionare la classe dirigente. Rinnovare non per simboli, non prendendo un giovane. Cercando di mettere in campo una generazione che c’è già”. A Sergio Chiamparino, che spesso ha criticato il partito, Bersani dice: “È ora di dare una mano, questo partito è l’unica speranza di questo paese, lavoriamoci tutti in unità e in amicizia”. Al Pd gestione Veltroni (in cui Franceschini ricopriva il ruolo di vice), Bersani rimprovera che “questa legislatura l’abbiamo iniziata chiacchierando con Berlusconi ed io credo che questo sia stato un errore. Noi abbiamo il compito di fare un’opposizione seria. Il più grande antiberlusconiano è quello che lo manda a casa”. Quanto a temi etici, “uno Stato che non fa una legge sulle unioni civili – esemplifica Bersani - non è uno Stato laico. Come muoio io non lo decide né Gasparri né Quagliariello né il 50 per cento del Parlamento. La Binetti è un tema vecchio, l’ho detto prima: servono regole certe e se uno sgarra uno, due tre volte alla fine vai fuori”. Per Marino, “ognuno ha il diritto di poter indicare a quali terapie vuole essere sottoposto e a quali no”. Marino si esprime inoltre a favore delle adozioni per i single e sul caso Binetti osserva: “Doveva essere risolto due anni fa quando votò contro la fiducia al governo Prodi”.
In ogni caso, ricorda Bersani, il Pd fa un congresso “non perché
abbiamo delle beghe ma perché tutti i partiti democratici fanno un congresso.
Solo i partiti che hanno un padrone non lo fanno”. Vivace lo scambio di battute
Marino-Bersami sul conflitto d’interessi. “Vuoi vedere che è colpa mia che
stavo in America che 12 anni fa non è stata fatta la legge sul conflitto di
interessi?”. “Ignazio, sai benissimo che 12 anni fa non ero nemmeno in
Parlamento”, risponde Franceschini. Sul capitolo primarie è Bersani a
difendersi dalle critiche interne: “Sono un’esperienza della quale sono
convintissimo, forse il problema è di perfezionarle perché non si rovinino”. In
quell’occasione “i cittadini decideranno” e faranno in modo “che si affermi uno
di noi in prima battuta”. Se questo non accadrà ci sarà il ballottaggio “e le
regole dello statuto vanno rispettate”, ma “la responsabilità della politica è
tenere in massimo conto quello che diranno gli elettori”.
(udg/spk) 16 ott 2009 16:37
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