sabato 28 gennaio 2012

POL - Regionali, i precedenti sulle liste escluse e il caso Piemonte

Roma, 4 mar (Velino) - In attesa che i tribunali competenti si esprimano sull'ammissione o sull'esclusione delle liste di centrodestra nel Lazio e in Lombardia, è scoppiato anche un caso Piemonte. Una lista di sinistra che sostiene Rebellini, denominata “lista Nadia Cota” è stata prima bocciata e poi riammessa dopo aver tolto dal simbolo la scritta Pdl che stava per Patto dei liberali. Il paradosso è che questa lista è stata presentata senza nessuna raccolta di firme in quanto la legge elettorale piemontese non la prevede se è collegata ad un consigliere regionale. Il candidato del centrodestra Cota ha gridato allo scandalo perché questo è un evidente caso di “lista di disturbo”. In un precedente caso del 1995 una lista recante il cognome Dini fu esclusa dalla competizione elettorale perché simile a quella dell'allora Presidente del Consiglio Lamberto Dini.
Mentre per quanto riguarda la possibilità di un decreto o di una leggina per evitare il rischio che il Pdl e il centrodestra siano esclusi dalla competizione elettorale in Lombardia e nel Lazio, tra i precedenti c'è il caso del decreto del 19 gennaio 1994 quando furono allungati i termini della raccolta delle firme per un referendum. All'epoca il ministro degli Interni era Nicola Mancino e il Capo dello Stato era Oscar Luigi Scalfaro che aveva l'esigenza di sciogliere le Camere, ma tale scioglimento avrebbe comportato per i radicali la decadenza dei termini per la presentazione delle firme. Per le regionali del 2005, invece, i rispettivi tribunali amministrativi regionali decisero di rinviare di due settimane le votazioni in Basilicata, mentre in Molise si decise di spostarle di un anno.
Ora, per quanto riguarda il caso dei ricorsi presentati in Lombardia e nel Lazio, il Tar dovrà valutare alcuni elementi. Per quanto riguarda il caso del listino di Formigoni l'anomalia sta nel fatto che il ricorso dovrebbe essere presentato solo in caso di esclusione di una lista, ma non se essa viene ammessa. Il listino del governatore uscente era stato ammesso e la verifica è stata successivamente affidata dalla Corte d'Appello, come ha denunciato Formigoni, ai radicali, che hanno avuto la disponibilità delle firme per dodici ore e hanno enunciato irregolarità successivamente confermate in parte dai magistrati. Nel Lazio, invece, le anomalie consistono nel fatto che gli impiegati, secondo le norme, erano comunque tenuti a registrare il materiale presente all'interno del tribunale e che non è stato dato un numero d'ordine ai delegati delle varie liste per la presentazione.

(spk) 4 mar 2010 19:45

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