Roma, 21 ott (Velino) - A quattro giorni dalle primarie del
Partito democratico, IL VELINO ha intervistato il deputato Michele Meta,
coordinatore della mozione di Ignazio Marino, decretato dai giornali e dal web
come il vero vincitore del confronto televisivo fra i tre candidati svoltosi
venerdì scorsi su Youdem.
Perchè siete contrari al "lodo Scalfari"?
Perchè siete contrari al "lodo Scalfari"?
Abbiamo detto in più occasioni che siamo contrari a chi ci
chiede di cambiare le regole del gioco a pochi giorni dalle primarie. Stiamo
svolgendo un congresso necessario per rilanciare il progetto del Pd e lo stiamo
facendo con regole che ci siamo dati all’unanimità. Non comprendiamo, davvero,
le ragioni di chi ci chiede oggi, per giunta fuori dal partito, di fare un
accordo con le altre mozioni per riconoscere la vittoria al primo eletto anche
nel caso in cui non abbia conseguito il 50 per cento più uno dei voti. Nei
territori e sul web è stata espressa una forte e motivata indignazione nei
confronti di questo disegno e noi non siamo disponibili a cambiare di una
virgola il nostro atteggiamento.
Nel caso in cui nessuno dei tre candidati raggiunga il 50 per
cento dei voti e la mozione Marino si trovasse a fare da "ago della bilancia",
chi appoggereste tra Pierluigi Bersani e Dario Franceschini?
Abbiamo detto sin dall’inizio della campagna congressuale che se
Marino non dovesse vincere la competizione stileremo un programma per punti,
precisamente otto, irrinunciabili per la nostra mozione. E sulla base di questi
contenuti ragioneremo con il vincitore per capire se c’è disponibilità ad
accoglierli. Il merito della candidatura Marino, infatti, è stato
principalmente quello di introdurre nella competizione congressuale una discussione
sui contenuti che altrimenti non si sarebbe avuta; perché sin dall’inizio si
era impostato il congresso come una conta tra chi sosteneva Franceschini e chi
Bersani. Fedeli ad un’impostazione che abbiamo tenuto da luglio combatteremo ad
oltranza per far valere i principi ed i valori che abbiamo scolpito nella
nostra mozione. (segue)
Come reagireste se dalle primarie uscisse vincente la linea bersaniana favorevole ad un accordo con l'Udc? Uscireste dal Partito democratico?
In queste settimane siamo circondati da un dibattito che
purtroppo ha il sapore di tatticismi pre-elettorali. Questa stanca ed antica
diatriba sulla natura più o meno socialdemocratica del Pd, più o meno
cattolica, con chi paventa rischi di un ritorno al passato, è per quanto ci riguarda
un falso problema. Così come l’eccessiva attenzione di alcuni sostenitori di
Bersani e Franceschini ai movimenti del Grande Centro e dell’Udc. Noi crediamo
che questo congresso serva a darci un’identità netta che, a partire dal
Lingotto, abbiamo provato a costruire andando oltre i vecchi steccati delle
appartenenze comunista e democristiana. Un’identità chiara che però non
dobbiamo far emergere in funzione di disegni di alleanze con l’Udc che, come
abbiamo visto nel recente affossamento della legge contro l’omofobia, è ancora
permeata da elementi conservatori e confessionali. Non è una priorità, a nostro
avviso, e saremo coerenti fino in fondo cercando di far valere le nostre
ragioni. (segue)
Qual è la sua opinione in merito allo scandalo, denunciato dal senatore Morando, dei cammorristi iscritti nelle liste campane? C'è una questione morale nel Pd?
Forse è proprio vero quello che autorevoli dirigenti del partito
hanno detto in questi ultimi giorni, e cioè che il tesseramento controllato dai
signori delle tessere e dai notabili di partito è un male che ormai corrode il
Pd. Il nostro congresso servirà, io spero, a dotarci di un robusto corredo di
regole e di controlli che non sono più rinviabili. Il tempestivo ed efficace
intervento del commissario campano, Morando, e del segretario Franceschini
hanno comunque sgombrato il campo da sospetti o equivoci sui quali hanno
provato nel centrodestra a creare dei finti casi. Nel Mezzogiorno esistono
energie autorevoli e forze in grado, se stappiamo il Pd dal soffocante fenomeno
del correntismo, di farci diventare una forza di combattimento. Il resto lo
faranno le nostre battaglie per il rinnovamento e la formazione delle classi
dirigenti che riteniamo una priorità soprattutto nelle regioni meridionali dove
serve un cambio di passo per dare vita ad esperienze politiche ed
amministrative che riscattino il Mezzogiorno dalle mancate occasioni di
sviluppo di questi anni.
(spk) 21 ott 2009 17:29
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