venerdì 20 aprile 2012

Un passo indietro e mille avanti

di Francesco Curridori tratto da: http://www.fareitaliamag.it/2011/11/17/un-passo-indietro/


Il governo Monti ha giurato, ma il berlusconismo è archiviato? Tolto “l’alibi Berlusconi”, non si può più sbagliare: si devono fare in gran fretta le riforme chieste dall’Unione Europea e per questo il governo Monti deve avere il più ampio sostegno politico e sociale possibile. L’atmosfera di unanimismo che circonda il neonato esecutivo è dovuta all’effetto novità tipico dei primi mesi di attività, ma cosa accadrà quando il Parlamento dovrà approvare le riforme lacrime e sangue?
Se, da un lato, in questa fase i partiti hanno dovuto necessariamente fare un passo indietro, a breve ne dovranno fare mille in avanti per spiegare al proprio elettorato il voto favorevole a riforme così impopolari che verranno attuate da tecnici anziché da politici, per la paura di questi ultimi di perdere troppi consensi. Non si tratta della solita critica verso l’incapacità della politica nel trovare soluzioni a problemi che vengono affidate ai tecnici, ma della constatazione che non si deve fare l’errore di credere che, con questa operazione, la politica venga messa in disparte. Anzi, ben venga il governo tecnico per il ritorno della politica.
La decisione del Pdl di sostenere il nascente governo, sganciandosi così dall’abbraccio mortale della Lega Nord è politica e lo sarà ancora di più se questa rottura permetterà l’approvazione di quelle riforme liberali che finora, proprio per colpa dei leghisti, non sono state possibili, ossia la riforma delle pensioni e l’abolizione delle province. È politica la scelta della Lega di andare all’opposizione anche perché un governo tecnico, che ha già il peccato originale di essere staro nominato e non eletto, senza un’opposizione parlamentare sarebbe stato doppiamente azzoppato. È una scelta di mero opportunismo politico quella del Pd di bocciare la nomina di Gianni Letta a sottosegretario alla presidenza del Consiglio per non rompere con l’Italia dei Valori. Nomina che sarebbe stata di altissimo profilo ma che, come si è visto, ha subito innescato una serie di veti incrociati che rischiavano di far saltare il Governo del presidente.
Un governo di larghe intese misto tecnici-politici non sarebbe durato un minuto. Se il Pd e il Pdl avessero dato il via libera a Letta e Amato, anche il Terzo Polo si sarebbe sentito in diritto di proporre un suo esponente all’interno del governo e a quel punto si sarebbero dovute mettere sullo stesso tavolo personalità politiche che fino a un secondo prima si erano combattute ferocemente. Un governo costituito esclusivamente da tecnici può dar vita a quelle maggioranze larghe e trasversali che possono approvare almeno due norme anti-casta: la riduzione del numero dei parlamentari e l’abolizione dei vitalizi. Ecco perché è importante che la politica, nel momento stesso in cui fa un passo indietro permettendo la nascita di un governo di tecnici, ne faccia mille in avanti sostenendolo convintamente. Se si pensa, così come ha fatto Italo Bocchino, di tirare per la giacchetta il tecnico Monti, attribuendogli candidature politiche ancor prima che abbia ricevuto la fiducia parlamentare come presidente del Consiglio, si fa un errore politico gravissimo.
È impensabile che il governo Monti riesca in un anno e mezzo ad approvare tutte quelle riforme liberali che ci chiede l’Europa e che Berlusconi propone da 17 anni senza l’appoggio convinto della politica nella sua più alta espressione, cioè il Parlamento. È lì che, tolto “l’alibi Berlusconi”, la politica si deve riformare per arrivare a una ristrutturazione del panorama politico che consenta, da un lato, la ricomposizione dei moderati e, dall’altro, la riaffermazione del bipolarismo attraverso la scomparsa del fenomeno della proliferazione dei gruppi parlamentari.

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