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lunedì 11 luglio 2011
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Era perciò inevitabile che dei moderati come Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Peppino Scalia lasciassero la barca prima di approdare verso lidi indesiderati come quelli di un, ormai impossibile e scongiurato, governo tecnico orchestrato da Massimo D'Alema. Quella dei tre ex finiani è solo l'ultima di una lunga serie di addii. Da quando si è costituito il gruppo parlamentare il partito del presidente Gianfranco Fini ha perso una decina di deputati e 4 senatori. La prima a lasciare i finiani è stata Souad Sbai, che ha fatto parte del Fli per pochi mesi e poi è tornata nelle file del Pdl. Il 14 dicembre 2010 è stato il giorno chiave per le sorti di Silvio Berlusconi che esce vincitore dal voto sulla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, mentre il gruppo di Gianfranco Fini subisce altre 4 perdite. Si tratta dei «responsabili» Maria grazia Siliquini, Giampero Catone, Catia Polidori e Silvano Moffa, attuale capogruppo di Popolo e Territorio, la nuova denominazione della «terza gamba» del governo. Poi è la volta dei rientri nel Pd dell'ex forzista Roberto Rosso, di Luca Bellotti, attuale sottosegretario presso il ministero dell' Welfare e della deputata Giulia Cosenza. L'addio di Adolfo Urso però resta il più significativo perché Fini inizialmente aveva affidato proprio a lui il coordinamento del nascente Fli e allora i sondaggi davano la nuova formazione moderata attorno al 10% proprio perché aveva una connotazione moderata. Quando poi Italo Bocchino è stato nominato vicesegretario del partito è iniziato il declino. La deriva neo-democristiana e terzopolista prima e fasciocomunista poi, ha disorientato l'elettorato di riferimento finiano. Le amministrative hanno delineato spaccature sempre più evidenti tra «falchi» e «colombe», mentre i referendum hanno segnato un vero e proprio spartiacque tra le due aree del partito. I moderati Urso e Ronchi vivevano da separati in casa e gli attacchi crescenti provenienti dagli ex compagni di strada hanno reso la loro scelta inevitabile. Il «futurista» Filippo Rossi, cacciato da Urso dalla fondazione FareFuturo, si è vendicato dell'offesa subita iniziando una campagna stampa sempre più aggressiva. La colpa di Urso e Ronchi sarebbe stata quella di aver dato vita all'associazione Fare Italia, che ha lo scopo di dialogare con vari esponenti del Pdl per arrivare alla ricomposizione del polo moderato e dar vita al Partito popolare europeo anche in Italia. Questo era l'obiettivo originario del Fli, il sogno mai realizzato e infranto sugli scogli dell'antiberlusconismo. Le idee portate avanti dalle due «colombe» erano così rivoluzionarie per la maggioranza da dover essere contrastate con provocazioni dal tono rievocativo: «E se li cacciassimo?». Insomma, gli epurati che a loro volta epuravano. In sostanza, se Berlusconi afferma che il dissenso dei finiani gli ha impedito di fare la sua rivoluzione il Pdl diventa un partito antidemocratico e padronale, mentre se qualcuno dissente sulla linea politica del Fli allora la colpa è di quelle idee che «corrompono da dentro l'essenza...rivoluzionaria della svolta finiana». Ecco smascherata la doppia morale dei fasciocomunisti. |
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