Nei giorni convulsi dell'attuale crisi politica, la
sinistra è ancora spaccata e la base del Pd, soprattutto l'area giovanile,
comincia a guardare, anche se con qualche scetticismo, verso Nichi Vendola. Di Vendola si apprezzano le posizioni nette e
chiare espresse nel corso del congresso nazionale di Sinistra Ecologia e
Libertà. Il suo linguaggio forbito e poetico ma diretto ne fa il nuovo «messia»
del centrosinistra. Rispetto al passato il suo antiberlusconismo sembra
all'apparenza essersi ammorbidito, perché il suo intento è vincere le
primarie di coalizione in caso di elezioni anticipate. Il
Vendola-comunicatore, a differenza di Bersani, sa bucare lo schermo e sa
quando sferzare l'attacco, come è successo col video-messaggio trasmesso
qualche giorno fa su Youtube. Un messaggio di grande effetto, appunto,
anche se con scarsi contenuti. Il leit-motiv che il governatore della
Puglia ripete ormai da tempo, infatti, è che non basta liberarsi di
Berlusconi, ma ci si deve liberare del berlusconismo, ossia di quella
rappresentazione di un Paese dallo stile di vita modellato secondo le regole
del Grande Fratello. Secondo questa concezione, Berlusconi non è la causa di
tutti i mali, ma l'effetto prodotto dall'insieme dei difetti degli italiani.
Questo è il Vendola-pensiero con cui la sinistra si
presenterebbe come alternativa di governo in caso di elezioni anticipate. Ma questa concezione della politica e degli
italiani non solo si discosta di molto dalla promessa di tornare a occuparsi
dei problemi reali degli italiani, ma sminuisce anche il valore stesso che si
attribuisce agli elettori: come se fossero tutti lobotomizzati da Mediaset e
dintorni. La verità è ben diversa. La teoria comunicativa nota come «bullet
theory», secondo cui i telespettatori sono degli individui che ricevono
passivamente il messaggio televisivo come se fosse un proiettile (bullet,
appunto) dal quale non poter sfuggire o contro cui non poter reagire, è
superata ormai da decenni.
Un terzo attore che si vuole fare strada nel
panorama del nuovo centrosinistra è il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha come obiettivo quello di rottamare la
vecchia classe dirigente della sinistra che da anni vive, o meglio
sopravvive, sul dualismo D'Alema-Veltroni. Per il bene dell'Italia c'è da
augurarsi che Renzi riesca nel suo ambizioso progetto, ma c'è da chiedersi
quale scenario egli prefiguri dopo la rottamazione. Insomma, dopo aver
distrutto bisogna poi ricostruire, e per farlo non basta elencare ciò che non
va. Bisogna avere un progetto e un certo seguito, e avere il coraggio di
metterci la faccia, di scendere in campo aperto e non trincerarsi dietro alla
frase di rito «io faccio il sindaco di Firenze, il mestiere più bello del
mondo, ed intendo continuare a farlo». Così si confonde l'elettorato e la
base del Pd.
Questi tre protagonisti della sinistra dimostrano
quindi, ancora una volta, che non c'è nessuno in grado di contrapporsi a
Berlusconi. Bersani sa di vecchio, Renzi
d'inesperienza e Vendola ha l'handicap di guidare un partito che non
raggiunge il dieci per cento. E, se si andrà a elezioni, tutto potrà
accadere, ma appare improbabile che il Pd diventi il «primo partito», come ha
annunciato già trionfante il suo segretario.
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venerdì 20 aprile 2012
La sinistra è ancora priva di un leader forte
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