http://www.fareitaliamag.it/2011/12/02/le-uova-a-giannino/
Conservatori e liberali. Mai come in questo momento queste due
categorie ideologiche e ideali tendono a confondersi. La contestazione
che ieri ha subito Oscar Giannino alla Statale di Milano è degna del
peggior conservatorismo retrogrado di sinistra. Una sinistra che, almeno
per quanto riguarda le sue ali estreme e la sua base, ha mal digerito
l’esecutivo di Mario Monti, visto come il governo dei banchieri e dei
poteri forti. La presentazione della riforma delle pensioni sta già
creando malumori all’interno dello stesso Pd e dei sindacati.
Ogni qual volta si prova a dar vita a un dialogo concreto e
costruttivo su alcune riforme liberali che l’Italia aspetta da tempo, ci
si imbatte sempre nel corporativismo delle caste da un lato e
nell’ostruzionismo dei “progressisti” dall’altro. Anche quando si parla
di pensioni ci si ritrova davanti alla casta dei sindacati mentre quando
si parla di liberalizzazioni o privatizzazioni come nel caso dei
servizi pubblici urbani il partito trasversale della spesa pubblica
innalza le sue barriere.
Il problema non riguarda solo il rapporto tra i liberali veri e la
sinistra conservatrice ma anche quello tra i liberali e l’area
politico-culturale del centrodestra. A livello parlamentare, infatti,
l’abolizione dell’ordine degli avvocati prevista in una delle varie
manovre presentate questa estate dal governo Berlusconi ha visto la
resistenza della pletora di deputati-avvocati della precedente
maggioranza. Se quindi è uso comune tarpare le ali ai liberali dentro lo
stesso centrodestra, non ci si può meravigliare se un gruppo di giovani
estremisti di sinistra non danno la parola a un liberale vero come
Oscar Giannino. Certo, essere favorevoli all’abbassamento delle tasse e
opporsi alla patrimoniale così come predica Giannino può sembrare
inusuale e improprio in questo momento ma non permettere neppure che
alla Statale di Milano si apra un dibattito sull’euro è quanto di più
illiberale ci possa essere.
È proprio in un momento cruciale come questo che non solo si deve
aprire il dibattito e il confronto su quali politiche economiche
adottare per salvare l’euro e, data l’ampia maggioranza parlamentare,
tutte le forze politiche dovrebbero lavorare per creare consenso attorno
a queste riforme. Le alternative sono poche: o restare fermi nel
proprio conservatorismo, portare l’Italia al default e far crollare
l’euro oppure abbandonare l’idea di uno scontro politico-economico con
Francia e Germania ed essere protagonisti insieme a loro del salvataggio
nostro e dell’Europa.
Ci si potrebbe chiedere: perché il lancio di un paio di uova a un
giornalista di ispirazione liberale desta tanto scalpore e tanta
preoccupazione? Perché è illiberale e antidemocratico oppure perché può
fermare l’attuazione delle riforme chieste dall’Europa? No, nulla di
tutto questo. L’aspetto preoccupante è che se manca il dialogo manca la
possibilità di favorire il compromesso tra le parti avverse e di creare
consenso e senza il consenso diminuiscono le possibilità che certe
misure drastiche vengano digerite dall’elettorato. La mancanza di un
confronto con la società civile potrebbe ben presto dare maggiore spinta
alle pulsioni antieuropeiste e fagocitare l’antipolitica e le forze
estreme extraparlamentari. In senso lato, paradossalmente, è più
difficile mettere d’accordo una maggioranza composta da oltre 500
deputati che una maggioranza risicata di 316 membri perché sono maggiori
gli interessi che ogni singola forza politica deve salvaguardare. Anche
un piccolo episodio come quello capitato a Oscar Giannino è quindi la
spia di un allarme più generale, di una nuova contrapposizione tra
liberali veri e conservatori ‘inconsapevoli’.
di Francesco Curridori tratto da:
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