|
martedì
11 agosto 2009
|
L'Afghanistan, che tra dieci
giorni tornerà alle urne dopo cinque anni dalle elezioni presidenziali,
resta ancora uno dei luoghi più incandescenti dal punto di vista geopolitico, nonostante l'impegno dell'Occidente abbia
consentito già da tempo la stesura di una nuova costituzione e lo svolgimento
di libere elezioni. Il problema di come rispondere agli attacchi della
guerriglia talebana è tornato di grande attualità all'interno della comunità
internazionale, ma recentemente anche dentro il governo italiano dopo
l'uccisione di un maresciallo italiano a Kabul.
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha
proposto un intervento congiunto tra maggioranza e opposizione per ridefinire
le norme relative ai codici militari. Il
ministro della Difesa ha spiegato che attualmente, per volontà del secondo
governo Prodi, l'esercito in missione di pace si deve attenere alle norme
previste dal codice militare di pace e non a quelle previste dal codice
militare di guerra. Dal momento che i militari italiani dispiegati in Afghanistan
sono in missione di pace, ma subiscono attacchi militari dai talebani ancora
in guerra, la logica imporrebbe ciò che auspica anche il ministro, ossia la
stesura di un codice militare per le missioni internazionali con l'accordo bipartisan
tra maggioranza e opposizione. Un nuovo codice che permetta di difendere
meglio i nostri ragazzi in missione di pace. È vero che i Tornado ora, dopo
la comunicazione del ministro alle Camere, possono sparare, ma non è
sufficiente e per questo motivo si è deciso di raddoppiare il numero dei
Predator, gli aerei senza pilota.
Misure necessarie per combattere una minaccia,
quella terroristica, che può sempre riguardare non solo l'Afghanistan ma
anche l'Occidente. La
presenza delle forze del contingente Nato è fondamentale per impedire la
presa del potere a fanatici senza scrupoli che non rispettano i diritti umani
e che usano la religione per nascondere le loro nefandezze. Non si tratta di
esportare la democrazia, ma di impedire un nuovo Olocausto. Ormai anche la
sinistra italiana, affascinata dalla politica estera del nuovo presidente
americano Barack Obama, non considera più la guerra afgana come una guerra
dettata dall'egoismo imperialista degli Stati Uniti. Già da tempo per la
sinistra l'uso della forza per missioni di pace o missioni umanitarie non è
più un tabù, tanto è vero che le missioni in Kossovo nel '99 e in Libano nel
2006 sono state decise da governi di centrosinistra. Ecco perché ora la
proposta del ministro Ignazio La Russa di rivedere i codici militari non
sconvolge, non crea polemiche, ma trova persino il consenso di Roberta
Pinotti, responsabile Difesa del Partito Democratico ed ex presidente della
commissione Difesa della Camera, secondo cui quei codici sono ormai superati,
nonostante le modifiche, e risalenti al 1941.
Per apportare eventuali modifiche, inoltre, non vi
sarebbe neanche bisogno di cambiare la Costituzione in quanto, se è vero che
la prima frase dell'articolo 11 recita:
«L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», è pur
vero che nella seconda parte si specifica anche che: «consente, in condizioni
di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Qualora
venissero modificati i codici militari l'esercito italiano, essendo in
Afghanistan sotto l'egida dell'Onu, dunque agli ordini di un'organizzazione
internazionale che ha lo scopo di assicurare la pace, non verrebbe meno alle
indicazioni prescritte nell'articolo 11, ma anzi le attuerebbe.
|
Nessun commento:
Posta un commento