sabato 21 luglio 2012

Le vicissitudini del Pd

di Francesco Curridori curridori@ragionpolitica.it martedì 12 giugno 2012 Riforme, authority, primarie e alleanze. Quanta carne al fuoco nel pentolone del Partito democratico che venerdì si è riunito per annunciare la candidatura del segretario Pier Luigi Bersani alle primarie che si terranno a ottobre. Un segretario che guida un partito completamente balcanizzato dalle mosse degli scalpitanti e intraprendenti giovani democratici come il «rottamatore» Matteo Renzi e il «giovane turco» Stefano Fassina. Il primo punta a battere Bersani alle primarie, mentre il secondo mira a far cadere il governo Monti per un tornaconto. C'è una parte del partito che vuole monetizzare subito il distacco col centrodestra ma per farlo bisogna sciogliere alcuni nodi. Primo tra tutti la riforma della legge elettorale e solo in un secondo momento si capirà come e da chi sarà composta la futura alleanza di centrosinistra. A parole Pd e Pdl desiderano cambiare la legge elettorale ma ci sono alte probabilità che rimanga il porcellum. Angelino Alfano si è detto pronto ad accettare il doppio turno (che già da tempo è inserito nello statuto del Pd) in cambio del semipresidenzialismo, mentre la direzione nazionale dei democratici ha respinto tale offerta ritenendola irricevibile. In quella occasione Bersani ha proposto: «un patto dei democratici e dei progressisti per l'Italia», lasciando così aperta la possibilità di alleanze con associazioni, movimenti e liste civiche e aprendo di fatto le porte a una «lista Saviano» per cercare di arginare il grillismo. Eventualità questa che è stata accolta male dal consigliere lombardo Beppe Civati il quale intravede in questa operazione il pericolo di trasformare il Pd in una sorta di «bad company» dove candidare soltanto la vecchia nomenclatura. Anche Civati pare essere interessato alla corsa per la premiership ma è molto probabile che da qui a ottobre la frattura tra lui e Renzi si ricomponga e che insieme alla Debora Serracchiani creino nuovamente un'unica corrente di giovani rottamatori pronti a lottare contro gli oligarchi del Pd. Le difficoltà per il Pd però non sono solo nel fronte interno ma soprattutto sul fronte esterno dove appare sempre più definitiva la rottura con l'Italia dei valori. Antonio Di Pietro ha infatti criticato l'alleanza di governo tra Pd e Pdl: «Non è più il tempo di primi della classe. Ci vuole coerenza tra parole e comportamenti. Non ce l'ha detto il medico di stare insieme. La politica in questo momento è offesa da chi fa le spartizioni sull'Agcom, da chi vota la fiducia sull'articolo 18, da chi va in piazza e poi sta con il governo Monti». E proprio sull'articolo 18 e sul sostegno al governo Monti, Bersani si è preso i fischi dalla platea al convegno della Fiom. Ma critiche arrivano anche dal centro a causa della partecipazione di Bersani al gay Pride di Bologna nel corso del quale il segretario ha fatto una notevole apertura verso le unioni civili tra persone dello stesso sesso mettendo così in seria difficoltà l'alleanza con i cattolici e i moderati, sia quelli interni al Pd sia con l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Ed è in questo contesto che si inserisce la proposta della legge elettorale maggioritaria col doppio turno. Lo scopo è duplice: da un lato far fallire ogni tentativo di riforma per mantenere il porcellum, una legge che favorisce le coalizioni ampie, dall'altro la possibilità col maggioritario a doppio turno (se introdotto) di ridurre la rappresentanza di forze che puntano alla corsa solitaria come il Movimento 5 stelle o l'Idv nel caso la foto di Vasto venisse definitivamente stracciata da Di Pietro. Nell'attesa che la riforma elettorale si compia o meno il posto di Bersani è sempre più «precario». Tratto da:http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/201206125378/partiti-e-istituzioni/-le-vicissitudini-del-pd.html

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