sabato 21 luglio 2012

L'affaire Lusi, spina nel fianco del Pd

di Francesco Curridori curridori@ragionpolitica.it martedì 26 giugno 2012 Il Partito Democratico è sempre stretto tra due fuochi. Da una parte il voto sull'arresto di Lusi e le cozze pelose di Penati, dall'altra lo scoop dell'Espresso sul piano berlusconiano di candidare l'attuale sindaco di Firenze a premier del centrodestra. Il Pdl non ha partecipato al voto sulla richiesta d'arresto di Lusi lasciando che fosse il Pd a risolvere una faccenda tutta interna al campo del centrosinistra. Ora tutti tremano davanti all'idea che Lusi possa fare altri nomi e l'inchiesta si allarghi. Per il momento nessun esponente del Pd ha ricevuto un avviso di garanzia ma Lusi ha ribadito che con la fusione con i Ds e la nascita del Pd, dentro la Margherita fu raggiunto un accordo, del quale egli fungeva da garante, per la ripartizione dei fondi e delle spese tra popolari a cui sarebbe spettato il 60% e ai rutelliani a cui sarebbe stato destinato il restante 40%. Rutelli, inoltre, secondo le rivelazioni di Lusi, quando era ancora alla guida della Margherita sarebbe stato al corrente di tutte le sue operazioni illecite e le avrebbe avvallate. Ha del tragicomico, invece, la vicenda di Filippo Penati, l’ex braccio destro di Bersani che è indagato dalla procura di Monza in merito a giro di tangenti intascate per la riqualificazione dell'ex area Falck di Sesto San Giovanni, comune di cui è stato primo cittadino dal ’94 al 2001. Dagli sviluppi delle indagini risulta che Penati avrebbe messo in conto alla sua fondazione «Fare Metropoli» una serie di fatture di pranzi e cene a base di cozze pelose, gli stessi frutti di mare che hanno inguaiato il sindaco di Bari Michele Emiliano. Numerosi sono i conti intestati anche al suo ex portavoce, Franco Maggi con il quale Penati era un abituè dei ristoranti del centro della Capitale. Il caso Renzi-l'Espresso è molto più emblematico. L'attuale sindaco di Firenze è indubbiamente il politico più berlusconiano nel panorama politico italiano. La gestualità, la scenografia degli eventi, il carattere spigliato nel rivolgere battute mordenti agli avversari ma soprattutto il progetto politico di rompere uno schema consolidato e obsoleto nell’area del centrosinistra. Non è un caso che secondo un recente sondaggio solo il 39% degli elettori di centrosinistra lo voterebbe, mentre tra gli elettori del centrodestra il suo consenso è del 37%. Che poi lo scoop di Repubblica sia reale o invece sia solo un'opera di discredito da parte del gruppo L'Espresso di Carlo De Benedetti è un problema secondario anche se a destra nessuno ha smentito la veridicità di quel documento. La verità è che il Pd è un partito ancora a carattere socialdemocratico dove chi espone idee liberal o vicine al cattolicesimo democratico viene emarginato. I casi di Pietro Ichino e di Beppe Fioroni, che sono sistematicamente tacitati rispettivamente dai colleghi di partito Stefano Fassina e Paola Concia, ne sono un esempio. Il responsabile economico del Pd in questi giorni si è speso molto nello sbeffeggiare anche Renzi, definendolo «un portaborse, uno che è diventato sindaco per caso». È anche vero che Renzi «se le va a cercare». Nel corso del suo ultimo intervento al Big Bang, la manifestazione dove avrebbe dovuto annunciare la sua candidatura alle primarie, ha attaccato pesantemente i vertici del Pd: «Caro D’Alema, caro Veltroni, cara Rosy, caro Marini: in questi anni avete fatto molto per il partito e per il paese. Adesso anche basta. Si può servire l’Italia non necessariamente stando appiccicato a una poltrona». Immediata è arrivata la risposta della Bindi, presidente del partito: «Certo che se è Matteo Renzi, e in quel modo, a darmi lo sfratto, allora mi viene la voglia di restare». E ancora: «Le nostre regole sono chiare - afferma -: alle primarie di coalizione per la premiership il partito va con il proprio segretario, contro non possono scendere in campo altri esponenti del Pd ma solo quelli degli altri partiti. Nonostante questo abbiamo proposto primarie aperte». Certo che deve fare molta paura questo Renzi se gli si vuole persino impedire di candidarsi. tratto da: http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/201206265403/partiti-e-istituzioni/l-affaire-lusi-spina-nel-fianco-del-pd.html

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